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ricerche, intuizioni, flussi, frammenti (altro)
(sulla fragilità)
ciò che è fragile è precario, non stabile, non rigido, è in divenire e il suo stato può cambiare repentinamente o in maniera lenta e prolungata.
la fragilità è naturale, non è tecnica, non è assertiva, è disponibile e non autoritaria; richiede d’essere difesa e in cambio offre gentilezza.
come cercare quello che c’è già. ovvero: del gradiente
appunti, disegni, pensieri visivi, (…)
2020
nello spazio dell’aula convivono più inconsci.
quelli degli studenti e quello dell’insegnante e, visto che in quel dato momento condividono lo stare insieme
, si costituiscono reciprocamente dando vita ad un inconscio localizzato, interstiziale
, che è strettamente dipendente dallo spazio dell’aula.
questo inconscio localizzato appartiene a tutti e nessuno.
pur essendo lì, non è lì
.
quello che scuote
non sono quelle immagini patinate e smussate create dall’AI, ma il suo diventare un’ideologia
di riferimento.
differenze (sottili)
quando agli studenti rispondo senza rispondere, oppure annuisco e li lascio parlare, sgranano gli occhi, scuotono la testa, a volte ridono imbarazzati e, soprattutto, si sentono persi.
dal canto mio so che se mi comportassi diversamente, sarebbero veramente persi.
troppo spesso si è dato valore alle spiegazioni
(so il perché ma – ancora – non posso spiegartelo).
la Realtà ipertecnica
elude e nasconde i quesiti principali legati al Significato etichettandoli come rigurgiti medioevali colmi di superstizione e nostalgia.
il tempo nella realtà ipertecnica
è rimandato: non c’è l’adesso, c’è solo la sua proiezione (e come tutte le proiezioni è impalpabile, a-materica, a-sensibile, virtuale).
nella vita di tutti i giorni siamo come turisti, impegnati a seguire direzioni per trovare luoghi o inseguire ricordi di cose o persone passate, distratti da appuntamenti o posseduti da strumenti e mezzi che ci portano altrove.
c’è un’occasione però che ci offre la possibilità di tornare al momento stesso, senza essere altrove; senza pensarci in …
bisognerebbe rivalutare l’essere s-pensierati
come momenti in cui ci togliamo i pensieri, li sradichiamo dal nostro agire che diviene leggero e momentaneamente libero.
lo spaesamento
come luogo in cui (ri)conoscere il proprio paese d’origine
.
essere costantemente in ritardo è la condizione temporale dentro la realtà ipertecnica
delineata dal culto dell’agire strumentale (per la produzione, per la scienza, per il progresso, per l’immortalità, …). vivere la condizione del ritardo come unico tempo possibile ci proietta in un futuro inseguito
e ci fa guardare il passato come una colpa
.
sostituire le parole con i sorrisi
.
essere inattuale
e intempestivo
è essere dentro il momento e fuori da ciò che si considera contemporaneo
.
quando si è giovani, le idee nascondono le circostanze.
se diamo per possibile il non-lavoro
intendiamo e asseriamo esista il lavoro
che diventa quindi presenza/Essenza (per dirla con Heidegger) e quindi “Lavoro”. in virtù di questo il non-lavoro
è solo una forma differente del lavoro
e per questo non si pone come vera alternativa.
ciò che ignoro testimonia ciò che mi definisce.
la contemplazione come spazio
in cui si può manifestare
l’agire, è un agire possibile, è la potenza
dell’agire, è lo spazio non-agito
che dimostra il suo potenziale ed è quindi un’apertura totale sull’agire puro
. la contemplazione in quanto essenza del non-agire
è anche essenza
dell’agire.
bisognerebbe evitare di evitare ciò che succede.
ciò che accade
accade sulla spinta di più cause, quindi se ogni accadimento è il risultato di diverse motivazioni, vuol dire che non c’è una causa per ciò che accade
.
andare via e dire arrivo.