Il nostro pianeta è una VASCA
, il nostro orizzonte terracqueo.
“riverrun – fluidofiume” iniziava Joyce in un flusso ininterrotto di parole.
Ma ora, come fare a dire-qui dell’acqua?
Tutte le acque insieme costituiscono un CORPO
, fluido ma intero, chiuso dal recinto del nostro Giardino terrestre, corpo a sua volta.

La sua Essenza non si può PRENDERE
.
Per farlo bisogna congelarla oppure usare strumenti adatti, dei raccoglitori che – in quanto tali – possono solo raccogliere e non COGLIERE
l’Essenza che rimane quindi sfuggevole, liquidamente appesa al “qua”.

AH-qua! Dice, sorpreso.
Un “qua” che sa di eterno.
L’acqua è quindi eterno MIGRANTE
. Apparentemente stanziale, vive in cammino e dispensa vita.
Qui ora è quello che è, solo ora, solo qui. Già nel dirlo è cambiato perché la sua essenza è il cambiamento.
La sua libertà è data da avere una memoria particolare, che non trattiene, perde-e-prende la forma, si fa ASSORBIRE
.
L’acquità.

Sappiamo bene che c’è un processo unico che collega tutta la Realtà, ma questo è stato storicamente più volte sottovalutato. Solo ora, forse, ce ne rammentiamo.
Questo processo di collegamento è formato da una serie infinita di altri processi, tutti tra loro interconnessi, un unico abbraccio fatto da infinite braccia. I processi possono anche essere intesi come dei percorsi in-finiti.

Il moto acqueo è non-volontario, che non vuol dire involontario, ma continua QUIETE
che si infrange, ritmica, sulle quinte del Tempo.

Cerchiamo di imporre delle tappe al percorso, dividendolo numericamente perché solo così pensiamo di poter “giustificare” il viaggio, comprendere e immaginare l’arrivo, ma conoscere la ricetta non ci dice nulla sul sapore.

Il suo agire lava via le tracce e contemporaneamente crea solchi di un presente successivo che succede a sé, fino a divenire altro, riuscendo così ad indicare possibile forme di un noi.
Sono come due solchi.

Del resto, come tutta la Natura, a saperlo leggere, è un sistema di scrittura. Non-fa nulla ma è la mano che FA-fare. Rende possibile la mescolanza come FORMA
di vita, come atto politico, lavorando di immersioni e profondità PLURALI
.

Il suo procedere è sia rispetto con-fuso che biologica contemplazione.
La sua forma è a-compositiva: si muove per rendere possibile e non per costruire. È una forma di amore genitoriale perché lascia che sia. Per LEI-madre non esistono categorie come l’errore o l’enigma. Non esiste il “dovrebbe” e il “potrebbe essere”: il suo incessante camminare è Amore nei confronti della Vita. È un mediatore che rinnova continuamente il patto con il Possibile.
