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come cercare quello che c’è già. ovvero: del gradiente
appunti, disegni, pensieri visivi, (…)
2020
ricerche, intuizioni, flussi, frammenti (altro)
come cercare quello che c’è già. ovvero: del gradiente
appunti, disegni, pensieri visivi, (…)
2020
(sulla fragilità)
ciò che è fragile è precario, non stabile, non rigido, è in divenire e il suo stato può cambiare repentinamente o in maniera lenta e prolungata.
la fragilità è naturale, non è tecnica, non è assertiva, è disponibile e non autoritaria; richiede d’essere difesa e in cambio offre gentilezza.
(del gradiente)
[sul pensiero]
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*
basterebbe avere un pensiero fisso, al giorno.
*
il pensiero solo e libero è tale finché non viene nominato e paragonato.
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il pensiero se non ha forma, non può appartenere a nessuno, neppure al pensatore: è pensiero intangibile.
*
il pensiero libero non lascia residui, non ha impronte.
(per questo è incerto — per questo è fastidioso)
*
il pensiero libero
se …
posso non avere uno scopo
: è questo il mio progetto.
(del gradiente)
nello spazio dell’aula convivono più inconsci.
quelli degli studenti e quello dell’insegnante e, visto che in quel dato momento condividono lo stare insieme
, si costituiscono reciprocamente dando vita ad un inconscio localizzato, interstiziale
, che è strettamente dipendente dallo spazio dell’aula.
questo inconscio localizzato appartiene a tutti e nessuno.
pur essendo lì, non è lì
.
quello che scuote
non sono quelle immagini patinate e smussate create dall’AI, ma il suo diventare un’ideologia
di riferimento.
differenze (sottili)
quando agli studenti rispondo senza rispondere, oppure annuisco e li lascio parlare, sgranano gli occhi, scuotono la testa, a volte ridono imbarazzati e, soprattutto, si sentono persi.
dal canto mio so che se mi comportassi diversamente, sarebbero veramente persi.
guardare una cosa distante, ma fermare lo sguardo prima.
fisicamente gli occhi lacrimano. il pensiero si a p r e
.
nel momento in cui decido di abbandonare
, le cose accadono.
accudire e trascurare.
/
verrebbe automatico dire di trascurare la trascuratezza, ma in questo modo non faremmo altro che tenerla con noi, a riposo, e questa infatti, sarà pronta a ripresentarsi appena ci sarà l’occasione.
verrebbe automatico dire di prendersi cura dell’accudire, ma in questo modo non faremmo altro che trasferirla su se stessa perdendo il valore del …
troppo spesso si è dato valore alle spiegazioni
(so il perché ma – ancora – non posso spiegartelo).
l’oblio delle cose è il modo migliore per far crescere il pensiero.
bisognerebbe ricordarsi più spesso dell’oblio.
la Scuola deve diventare il luogo (lo spazio) dell’Apprendimento
, i partecipanti da studenti devono diventare apprendisti.
il Regime ipertecnico
–digitale
ha impresso nei suoi adepti (e nei suoi pochi antagonisti) il senso di una realtà collassata, imprendibile, solo in apparenza luminosa e spensierata, nel profondo, nel suo interno, catastrofica e dolorosa.
il mondo appare fiorito, ma nelle sue viscere, brucia.
i giovani sentono il calore delle fiamme e l’odore acre di bruciato che distrugge …
la Realtà ipertecnica
elude e nasconde i quesiti principali legati al Significato etichettandoli come rigurgiti medioevali colmi di superstizione e nostalgia.
che relazione sussiste tra il pensiero che ruota attorno a sé e la testa che sibila?
pensare il pensiero: cosa succede dentro?
il tempo nella realtà ipertecnica
è rimandato: non c’è l’adesso, c’è solo la sua proiezione (e come tutte le proiezioni è impalpabile, a-materica, a-sensibile, virtuale).
nella vita di tutti i giorni siamo come turisti, impegnati a seguire direzioni per trovare luoghi o inseguire ricordi di cose o persone passate, distratti da appuntamenti o posseduti da strumenti e mezzi che ci portano altrove.
c’è un’occasione però che ci offre la possibilità di tornare al momento stesso, senza essere altrove; senza pensarci in …
bisognerebbe rivalutare l’essere s-pensierati
come momenti in cui ci togliamo i pensieri, li sradichiamo dal nostro agire che diviene leggero e momentaneamente libero.
come ragni, srotoliamo fili, linee che pensiamo servano a connetterci con il mondo, ma sono fili che ci legano all’idea che abbiamo del mondo o alla forma
che vorremmo avesse.
non c’è nessun filo, nessuna linea, nessuna rete, perché non c’è nessun mondo-fuori.
dissolvere il mondo attraverso un percorso che libera ciò che è visibile (ri)conoscendolo come …
il pensabile e l’impensabile appaiono come alternative ma sono come la gamba destra e quella sinistra, entrambe fondamentali per affrontare il cammino nella realtà.
posso sicuramente affrontare il cammino solo con il pensabile, ossia solo con una gamba, ma il mio procedere sarà precario e non mi porterà lontano.
potrò anche decidere di avvalermi di costruzioni / …
lo spaesamento
come luogo in cui (ri)conoscere il proprio paese d’origine
.
essere costantemente in ritardo è la condizione temporale dentro la realtà ipertecnica
delineata dal culto dell’agire strumentale (per la produzione, per la scienza, per il progresso, per l’immortalità, …). vivere la condizione del ritardo come unico tempo possibile ci proietta in un futuro inseguito
e ci fa guardare il passato come una colpa
.
Il nostro pianeta è una VASCA
, il nostro orizzonte terracqueo.
“riverrun – fluidofiume” iniziava Joyce in un flusso ininterrotto di parole.
Ma ora, come fare a dire-qui dell’acqua?
Tutte le acque insieme costituiscono un CORPO
, fluido ma intero, chiuso dal recinto del nostro Giardino terrestre, corpo a sua volta.
La sua Essenza non si può PRENDERE
.
Per farlo bisogna congelarla …
sostituire le parole con i sorrisi
.
le persone – studenti – che popolano un’aula (di studio) sono delle manifestazioni dell’unicità che protende verso la vita, la bellezza, la ricerca di senso e consapevolezza. sono presenza
in uno stato di profonda ricezione.
la forma della scuola attuale tende a reprimere queste unicità attraverso percorsi generici, standardizzati, piramidali e a mortificare lo slancio
per …
essere inattuale
e intempestivo
è essere dentro il momento e fuori da ciò che si considera contemporaneo
.
quando si è giovani, le idee nascondono le circostanze.
se diamo per possibile il non-lavoro
intendiamo e asseriamo esista il lavoro
che diventa quindi presenza/Essenza (per dirla con Heidegger) e quindi “Lavoro”. in virtù di questo il non-lavoro
è solo una forma differente del lavoro
e per questo non si pone come vera alternativa.
ciò che ignoro testimonia ciò che mi definisce.